Festival della Scienza

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Human: cosa ci rende unici?

Michael Gazzaniga è Direttore del SAGE Center for the Study of the Mind presso l'University of California-Santa Barbara. Sabato 25 ottobre lo scienziato ha tenuto una Lectio magistralis a Palazzo Ducale, nella Sala del Maggior Consiglio, in occasione del Festival della Scienza. La conferenza ha preso spunto dal libro Human. Quel che ci rende unici, attraverso il quale Gazzaniga lancia una nuova sfida domandandosi: siamo davvero unici nel regno animale? Ed è unico il nostro cervello? Che cosa, nel corso dell'evoluzione, lo ha reso tale?

«Noi pensiamo in continuazione agli altri. Oggi possiamo studiare la nostra coscienza sociale grazie alla tecnologia», ha esordito Gazzaniga, «esistono nuove tecniche per capire la memoria, il linguaggio, la percezione, le emozioni. Questo ci permette anche di studiare i rapporti tra gli esseri umani. Ma come comprendere i processi sociali cui siamo sottoposti ogni giorno?». Gazzaniga mostra alcuni esperimenti che hanno coinvolto i bambini: «noi tutti nasciamo con capacità sociali. I neonati, vedendo un oggetto che si muove, vogliono scoprirne la causa. Abbiamo sentimenti di retribuzione innati. Se A picchia B, un bambino si stupisce se B non risponde picchiando a sua volta A», ha spiegato.

L’umanità ha attraversato diverse fasi di sviluppo sociale: un tempo non esisteva l’idea di “rapporto sociale”, «poi siamo cresciuti di numero e oggi ci sono 6,7 miliardi di persone che interagiscono tra loro in modo cooperativo». Come è successo? «Gli esseri umani hanno acquisito nuove strategie per dare vita a nuovi rapporti sociali. Per capire però se davvero andiamo d’accordo con gli altri dobbiamo studiare anche i comportamenti delle altre specie».

Gazzaniga ha mostrato alcuni esperimenti fatti sulle scimmie. Ma perché noi esseri umani abbiamo un cervello molto più grande rispetto agli altri animali? «Per i gruppi umani un cervello di grandi dimensioni è diventato necessario per seguire tutti i processi che li riguardano e per affinare la capacità di elaborazione. Questi studi vengono condotti dai neuroscienziati».

Ma cosa ha contribuito alla nostra unicità? «Un fattore molto importante è la sedentarietà: da quando è cessato il nomadismo, è cambiata anche la dimensione dei gruppi umani, che sono aumentati. C’è stata inoltre una riduzione degli aborti a favore delle nascite. Il secondo stadio di sviluppo dei gruppi umani è detto della civiltà emergente. I cambiamenti ambientali hanno avuto effetti anche sul nostro cervello: gli esseri umani hanno cercato di trovare soluzioni ai cambiamenti».

Genova, 25 ottobre

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