Festival della Scienza

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Fisica per i presidenti del Futuro

La terza sera del Festival della Scienza, in un’affollata Sala del Maggior Consiglio il direttore Vittorio Bo ha introdotto la conferenza di Richard Müller, docente di Fisica alla University of California di Berkeley, consulente del dipartimento di Difesa degli Stati Uniti e autore di Fisica per i presidenti del futuro. Partendo dalla convinzione che uno dei suoi studenti un giorno sarà presidente degli Stati Uniti, Müller ha voluto approfondire questioni cruciali come terrorismo, armi nucleari e riscaldamento globale in una chiave che dia la possibilità anche a chi non si intenda di scienza di approfondire questioni da cui dipende il destino del mondo.

In particolare due, secondo Müller, sono le emergenze cardine della contemporaneità sulle quali l’agenda politica di un futuro capo di stato dovrebbe concentrarsi: il terrorismo e il riscaldamento globale.

Sul primo fronte, da anni le indagini dell’intelligence americana ruotano intorno alle presunte manovre per la costruzione della bomba atomica da parte di Iran, Iraq e Nord Corea. “In Iran, il governo di Ahmadinejad”, spiega Müller, “ha arricchito del 20% le proprie scorte di plutonio, elemento la cui massa innesca la reazione a catena necessaria a far esplodere un’arma nucleare. La versione ufficiale è che tali scorte servano ad alimentare le centrali, ma da lì ad arrivare al 90% necessario per innescare la bomba, è un passo molto breve”.

“In Iraq, durante la prima Guerra del Golfo, Saddam Hussein stava effettivamente costruendo la bomba atomica: l’esercito americano non arrivò mai a Baghdad, ma durante un’ispezione delle Nazioni Unite vennero trovati dei calutron, cerchioni di ferro che fungono da campo magnetico in cui viene emesso il gas. Con questa stessa tecnica venne provocata l’esplosione dell’ordigno di Hiroshima. Nessuno avrebbe mai immaginato che Saddam stesse usando una tecnologia del ‘45”.

La Corea del Nord è sospettata al contrario di costruire la bomba al Plutonio, un elemento che non esiste in natura ma che deve essere prodotto con un reattore nucleare. Il trasporto del Plutonio, per via del suo peso è molto impegnativo. Innescare una bomba al Plutonio è quindi complesso: l’elemento deve essere addensato su un gel e fatto implodere. Di conseguenza il pericolo di una potenziale corsa al nucleare della Corea del Nord è finora relativo. Per rendere l’idea, se venisse esplosa una bomba all’Uranio in mezzo a Central Park, tutta la superficie di Manhattan verrebbe rasa al suolo; al contrario se venisse attivata quella al Plutonio, a mala pena gli effetti collaterali colpirebbero fuori dal parco.

Sulla questione del cambiamento del clima Richard Müller è in contrasto con la posizione di Al Gore: “Il cambiamento climatico degli ultimi cinquant’anni non è dovuto a cause naturali; il riscaldamento crea evaporazione, quindi i ghiacci sarebbero dovuti aumentare, non fondersi. Gli allarmismi di Al Gore non hanno base scientifica, sono semplicemente relazioni pubbliche”. Müller punta il dito contro il suo paese, responsabile del 13% dell’anidride carbonica, ma la situazione è ancora più drammatica se si guarda ai paesi in via di sviluppo come Cina e India. “L’unica vera chance che il riscaldamento globale si fermi è l’energia nucleare, l’energia più pulita, anche se parole come radioattività e scorie fanno paura. Se questa strada non dovesse essere percorsa, sono arrivato al punto di pensare che l’unica soluzione perché si blocchi il riscaldamento sia la preghiera”.

Genova, 25 ottobre 2009

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