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La solitudine fa male? La Lectio magistralis di John Cacioppo

Lunedì 26 ottobre il neuroscienziato di origini siciliane John Cacioppo, direttore del Center for Cognitive and Social Neuroscience all'Università di Chicago, ha parlato di solitudine nella sua Lectio magistralis che si è svolta nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale. «Cacioppo ha raccolto le sue teorie sulla natura umana e il bisogno di rapporti sociali in un libro edito da Il Saggiatore», ha spiegato il Presidente del Festival della Scienza Manuela Arata, «la solitudine fa bene o fa male? E cosa dobbiamo fare per essere felici?».

«Il cervello è un organo notevole e contiene cento miliardi di neuroni. Molti processi riguardanti la mente umana funzionano al di fuori della nostra consapevolezza: a volte il cervello crea delle percezioni e la mente ci inganna». Dunque il buon senso può sbagliare: «per molto tempo abbiamo creduto di essere soggetti solitari e autonomi», ha spiegato Cacioppo, «in realtà siamo nati per avere relazioni con altri essere umani».

Cosa ci distingue dagli altri animali? «Noi ragioniamo, comunichiamo, pianifichiamo, lavoriamo insieme, riconosciamo chi viola le norme sociali. L’isolamento sociale porta ad una mortalità precoce». Noi non siamo gli unici animali sociali: «anche i topi e i cavalli, fino ai moscerini della frutta, hanno bisogno degli altri». Per l’essere umano il problema non sta nell’isolamento in sé: «è il cosiddetto isolamento percepito a portare a disagi fisici e mentali. La solitudine provoca un dolore sociale che, a differenza di quello fisico, non sappiamo trattare. Per questo può diventare cronico».

Cacioppo e la sua equipe hanno compiuto esperimenti su un campione di persone: «le abbiamo fatte sentire sole tramite l’ipnosi e poi, con lo stesso metodo, abbiamo fatto provare loro la sensazione contraria. La conclusione è stata che la solitudine cambia la personalità di chi ne soffre».
Gli studi del neuroscienziato hanno portato altri dati interessanti: «la solitudine vive per lo più nella periferia delle città: chi non ha amici viene spinto fuori dal centro; inoltre è contagiosa». Qual è il meccanismo? «Se sono solo reagisco negativamente nei confronti degli amici, e dopo un po’ li perdo. Di conseguenza, anche loro sono meno felici».

«Chi è solo soffre di problemi di salute, perché perde il proprio autocontrollo - ad esempio, mangia di più - dorme di un sonno disturbato e riceve meno gioia dalle interazioni positive rispetto a chi non si sente solo, mentre quelle negative sono più sgradevoli». La solitudine e la depressione sono la stessa cosa? «La solitudine porta alla depressione». È ereditaria? «La solitudine è attribuibile ai geni: alcune persone soffrono più di altre quando si allontanano dagli amici o dalla famiglia».

Genova, 26 ottobre 2009

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