Festival della Scienza

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Futurasia: salviamo gli orsi della luna

Martedì 27 ottobre, nella Sala del Minor Consiglio di Palazzo Ducale, il Festival della Scienza ha difeso i diritti degli animali. Ne hanno discusso Luisella Battaglia, professore ordinario di Filosofia Morale e Bioetica presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università degli Studi di Genova e professore di Bioetica presso l'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Antonio Guerci, professore ordinario di Antropologia e conservatore del Museo di Etnomedicina A. Scarpa presso l'Università degli Studi di Genova, David Neale, laureato in Scienze Ambientali e Jill Robinson, che nel 1998 ha fondato Animals Asia Foundation: «Jill è una di quelle donne favolose che vogliono cambiare il mondo», ha commentato il Presidente del Festival della Scienza Manuela Arata. «Con la sua fondazione, Robinson è riuscita a smuovere il governo cinese e le autorità vietnamite, salvando da morte certa moltissimi orsi della luna, segregati nelle fattorie della bile».

«La bile di orso è un ingrediente molto usato dalla medicina tradizionale cinese». Da anni Jill Robinson vive a stretto contatto con gli orsi della luna, che devono il loro nome alla macchia bianca che li caratterizza: «la mia vita è cambiata nel 1993, quando ho fatto visita ad un allevamento di orsi, che vivevano rinchiusi in gabbie troppo piccole per loro. Un orso mi ha accarezzato la mano con la sua zampa: è stato un messaggio commovente. Ho fondato l’Animals Asia Foundation sedici anni fa, ma purtroppo oggi le cose non sono cambiate: ci sono settemila orsi imprigionati in Cina e quattromila in Vietnam. Quando arrivano nel nostro rifugio sono disidratati e terrorizzati. Spesso hanno i denti rotti, ulcere infette e gravi infezioni addominali interne. Ad oggi ne abbiamo salvati 265».

Alcuni orsi muoiono a causa degli interventi chirurgici effettuati per estrarre loro la bile. La medicina tradizionale utilizza la bile d’orso per guarire la febbre e i problemi al fegato, ma non è un ingrediente indispensabile, anzi può essere addirittura pericoloso, perché si tratta di una bile contaminata». Jill Robinson si rivolge oggi all’opinione pubblica: «molti cinesi sono dalla nostra parte. Spesso vengono a trovarci artisti e scienziati di fama internazionale. Tra loro la primatologa Jane Goodall, che è stata ospite del Festival della Scienza nel 2007». David Neale, direttore della sede inglese di Animals Asia Foundation, ha aggiunto: «la cura veterinaria degli orsi è molto importante. Nel nostro rifugio arrivano anche dei neonati, che sono stati allontanati dalla loro mamma e che per questo subiscono danni fisici e psichici».

Antonio Guerci ha analizzato la medicina tradizionale dei popoli: «le terapie sono molteplici: dalla cromoterapia alla massoterapia, fino alla zooterapia, alla mineraloterapia e molte altre».

Da trentatré anni Guerci implementa una banca dati che elenca gli animali utilizzati nella dermatologia e nell’analgesiologia. Ecco alcuni esempi: «in America Latina si usano il riccio, la stella di mare, la pelle di serpente, il feto di lama e di maiale; in Europa il grasso di marmotta, i lombrichi, le formiche rosse, i topi. Oggi in Cina sono 5.100 le specie animali impiegate dalla medicina tradizionale. Tra queste, la cicala, lo sterco dell’insetto stecco, le pinne di pesce cane e i cavallucci marini». Oggi esistono le tecniche e gli strumenti per arrivare alla sintesi o all’emisintesi dei prodotti animali: «ci vogliono buona volontà e i soldi per la ricerca. Lo squalene, ad esempio, un tempo era ottenuto dallo squalo, mentre oggi è stato trovato in alcune piante».

Luisella Battaglia ha riflettuto sul futuro dell’etica, «che deve comprendere gli animali. La loro sofferenza è sempre stata negata o minimizzata. L’animale è visto come una macchina incapace di “sentire”, e che non percepisce il dolore tanto quanto noi: questo libera la coscienza da ogni scrupolo. È arrivato il momento di voltare pagina: gli animali sono nelle nostre mani e noi siamo vulnerabili quanto loro».

Genova, 27 ottobre 2009

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