Festival della Scienza

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Oltre l’immagine

A due anni dalla sua morte, il Festival della Scienza di Genova ha reso omaggio a uno degli studiosi che ha dato all’Italia più lustro nel mondo, e alla stessa città di Genova: Gian Franco Poggio, professore di Neuroscienze e Fisiologia alla Johns Hopkins di Baltimora nonché noto ricercatore. Così, stamattina l’aula polivalente San Salvatore ha ospitato la conferenza Oltre l’immagine alla quale hanno preso parte professori (esperti di neuroscienze e neurofisiologia) arrivati sia dagli Stati Uniti (paese d’adozione del professor Poggio) che dall’Italia, tutti accomunati da stima e amicizia nei confronti di Poggio.

Le ricerche di Poggio sulle basi neurofisiologiche della visione tridimensionale rappresentano una pietra miliare nella storia della scienza e i suoi lavori scientifici hanno dato inizio a nuove linee di ricerca sui meccanismi computazionali della visione della profondità. Tutti i relatori che si sono susseguiti sul podio dell’aula polivalente hanno riconosciuto «oltre alla sua inesauribile voglia di conoscenza anche una competenza scientifica che andava al di là del suo campo specifico. Inoltre, il professore era un appassionato di storia, letteratura e politica oltre che un esperto di cucina e di vini».

E così dopo una breve presentazione di Fabio Benfenati, professore di Fisiologia e Neurofisiologia all’Università di Genova, Silvia Bisti (Università dell’Aquila) e Giancarlo Carli (Università di Siena) hanno tracciato un ricordo umano del professor Poggio mettendo l’accento sul suo carattere riservato e sulla sua passione per gli Stati Uniti.

Dopo l’introduzione Emilio Bizzi (professore al Mit) ha esordito discutendo sulla relazione tra visione e movimento, ricordando i suoi esperimenti sul midollo spinale delle rane che hanno permesso di mettere in evidenza come «esistano dei raggruppamenti di muscoli che reagiscono come un’unità».

Giovanni Berlucchi (Università di Verona), invece, ha ripercorso i punti chiave di uno dei primi lavori portati a termine da Poggio in collaborazione con un altro professore genovese: “I contributi pionieristici di Gian Franco Poggio e Carlo Loeb nella fisiopatologia del coma”. «Si tratta di una vera e propria pietra miliare degli studi sullo stato di coma», ha sottolineato Berlucchi.

Tomaso Poggio, nessuna parentela con Gian Franco, ha spostato l’attenzione della platea sulle neuroscienze computazionali: «Imparare – sostiene il professore del Mit – è il passaggio per capire il cervello e costruire macchine intelligenti». Poggio ha evidenziato come per le macchine la cosa più difficile da imparare sia proprio il riconoscimento visivo.


Dell’Università di Bologna erano presenti Claudio Galletti e Salvatore Squatrito. Galletti ha illustrato i propri esperimenti sulla corteccia parietale del cervello di una scimmia, indicando un canale dorsale (movimento), uno ventrale (visione) e uno dorso-mediale che è quello interessato quando cerchiamo di afferrare un oggetto. Nella sua presentazione, “Oltre le due dimensioni”, Squatrito (uno degli ultimi allievi di Poggio) ha sottolineato la capacità creativa del cervello che crea la terza dimensione: «Il cervello crea la realtà sulla base di un’attività di elaborazione degli stimoli che incidono sui nostri ricettori».

Prima della conclusione, Giacomo Rizzolatti (Università di Parma) ha analizzato la relazione tra «schermo dorsale e percezione, intesa sia come fatto operazionale che istintivo», mentre Roberto Caminiti (Università La Sapienza di Roma) ha illustrato le sue ricerche sul “Controllo in tempo reale del movimento della mano da parte della corteccia parietale e frontale”.

Genova, 28 ottobre 2009

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