Festival della Scienza

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Medicina e salute nell’anno 2050. Incontro con Pushpa Mitra Bhargava

“Mi fa molto piacere avere qui al Festival della Scienza numerosi studiosi indiani. Il mondo sta cambiando, il nostro continente è vecchio, adesso tocca a nuovi paesi. Si parla tanto della Cina, ma in India si stanno facendo investimenti seri in tutti i campi della ricerca”. Esordisce così il Presidente del Festival, Manuela Arata, presentando Pushpa Mittra Bhargava, biologo, scienziato, scrittore, consulente per numerose industrie, insignito del Padma Bhushan, legione d’onore del governo indiano, in medicina, che nel tardo pomeriggio di venerdì nella Sala del Maggior Consiglio, partendo dai progressi fatti dalla medicina negli ultimi 150 anni, arriva a immaginare gli sviluppi futuri di qui al 2050.

“Prevedere il futuro è uno degli aspetti più belli dell’essere scienziato; quando le previsoni si avverano, il proprio lavoro rimane scolpito nella storia. Per prevedere il futuro è però necessario capire il presente e conoscere il passato”. Mittra Bhargava inizia così il suo viaggio nella storia dello sviluppo della medicina: “Fino al 1900 non esisteva la diagnosi: i sintomi costituivano la malattia in sé stessa, e questo portò alla diffusione di pratiche non mediche come l’omeopatia e la stregoneria.Tra il 1900 e il ’47, anno dell’indipendenza dell’India, si iniziò a poter prevenire piaghe come il vaiolo e il colera attraverso l’implementazione di strumenti diagnostici come la radiografia e dei primi antibiotici come la penicillina, la streptomicina e la tetralina”. Tra il ’47 e oggi, l’uomo ha perfezionato i meccanismi per la comprensione delle cause di alcune patologie. Sono scomparse malattie come il vaiolo, e contemporaneamente sono stati individuati per la prima volta fattori di rischio per la salute, come le carenze nutrizionali, il fumo, la tossicità dell’amianto”.

Numerosi passi avanti sono stati fatti anche dal punto di vista terapeutico: “Sono state prodotte centinaia di nuove classi di farmaci. Fino a poco tempo fa ogni anno ne venivano introdotti sul mercato in media tra i 50 e i 60. Negli ultimi anni i numeri sono un po’ diminuiti, soprattutto negli Usa dove brevettare volumi simili di nuovi medicinali costerebbe un miliardo di dollari. Costi così alti, e l’esigenza che i governi occidentali hanno di ridurli, fanno sì che in India questo sia un periodo favorevolissimo per la produzione di farmaci, perché nel subcontinente non esiste l’obbligo di brevettazione dei prodotti”. Con il progresso, però, sono emerse anche “nuove malattie virali come il raffreddore e l’influenza e, soprattutto, l’Aids. I disturbi cardiaci sono frequenti e anche le malattie neurofisiologiche degenerative come l’Alzeihmer sono in aumento”.


Pushpa Mittra Bhargava parla del futuro con speranza e cognizione di causa, come se tutto gli fosse già chiaro, da un punto di vista prima politico e poi medico. “In India molte aziende ospedaliere sono ancora private. Spero che in futuro nel mio paese inizi a esserci più collaborazione pubblico-privato. Per l’assistenza primaria non sono necessarie laurea e specializzazione, per la secondaria è necessaria la laurea. Per curare le patologie più gravi e praticare la chirurgia è invece necessaria anche la specializzazione. Purtroppo la figura del medico generico non esiste: conosco una persona che è andata con gli stessi sintomi da nove specialisti e si è sentita diagnosticare da ognuno di loro una malattia diversa. Mi auguro che ben prima del 2050, ci si possa rivolgere al medico generico e solo in caso di problemi specifici agli specialisti”.

“Nei prossimi quarant’anni malattie come la malaria, la lebbra, la filariosi, la peste, il colera e la febbre gialla si estingueranno”, annuncia lo scienziato. “In compenso il cambiamento degli stili di vita provocherà un aumento di stress e infertilità”. I tumori resteranno le malattie più diffuse e gravi, ma Mittra Bhargava prevede che sapremo prevenirle grazie a diagnosi più preococi: “Fondamentale è lavorare sulla prevenzione: nelle scuole verranno diffusi testi per riconoscere i sintomi delle malattie, e anche il ruolo dei media sarà fondamentale. Nasceranno numerosi canali tematici sulla medicina”. Brutte notizie, infine, per i fumatori: di qui a quarant’anni i bambini non sapranno più cosa vuol dire fumare. Il medico indiano conclude con una visione che riflette fiducia nel futuro: “Grazie all’introduzione di medicinali che preverranno la degenerazione dei tessuti, l’uomo potrà raggiungere l’età per cui è biologicamente programmato: 150 anni. Ma chi mi chiede se mai nel 2050 esisterà un elisir di lunga vita, resterà deluso: non esisterà mai, nè tra quarant’anni né tra quattrocento”.

Genova, 30 ottobre 2009

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