Festival della Scienza

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Next generation: al Festival della Scienza i ricercatori del futuro

Domenica 1 novembre l’ultima conferenza del Festival della Scienza 2009 era dedicata alle teorie di due tra i più promettenti scienziati contemporanei: Stephon Alexander si occupa di astrofisica delle alte energie e di energia oscura presso il Koshland Center for Integrated Sciences dell'Haverford College; il neuroscienziato Jason Mitchell lavora presso il Dipartimento di Psicologia della Harvard University. «Loro sono la nuova generazione di ricercatori, e noi del Festival della Scienza vogliamo farli emergere», ha spiegato la Presidente Manuela Arata. «Le ricerche di Alexander e Mitchell guardano al futuro, proprio come questa edizione del Festival», ha aggiunto il Direttore Vittorio Bo, «speriamo che i “vecchi” ricercatori non diventino una presenza ingombrante».

Jason Mitchell ha parlato di "fMRI" - risonanza magnetica funzionale - utilizzata per capire in che modo percepiamo i nostri pensieri e le nostre sensazioni: «Come è riuscito un primate glabro e fragile come l’uomo a dominare l’intero pianeta?», si è chiesto il neuroscienziato. «Siamo partiti dall’Africa orientale e abbiamo colonizzato l’Europa, l’Asia, l’Australia e le Americhe; abbiamo addomesticato gli animali e le piante e usato i nostri talenti anche per scopi negativi. A differenziarci dagli altri esseri viventi è il nostro cervello».

100 miliardi di neuroni che comunicano tra loro, un chilo e mezzo di peso che si trova proprio tra le nostre orecchie: ma come ha potuto il nostro cervello modificare l’ambiente? Mitchell lo ha paragonato ad un computer: da una parte c’è la macchina fisica, dall’altra c’è il software, ovvero i programmi. Allo stesso modo gli scienziati cognitivi distinguono il cervello dalla mente». Come è possibile osservare qualcosa che per natura è inosservabile? «Oggi ci sono tecnologie emergenti, dal Neuroimaging alla risonanza magnetica funzionale, fino al Pet». Attraverso il nostro cervello, noi ci colleghiamo alle menti delle persone che ci stanno accanto: «l’interazione sociale è molto importante per gli esseri umani. Nel cervello ci sono regioni specializzate – la corteccia prefrontale mediana e quella parietale laterale - per fare deduzioni circa le menti delle altre persone». La regione cerebrale che cerca di interagire con gli altri non si riposa mai: «la sua attività è elevata anche quando dormiamo, perché gli esseri umani sono sempre pronti a creare nuove interazioni sociali».

L'astrofisico Stephon Alexander si è invece domandato: «cosa si può dire dell’universo fisico? Come è collegata la nostra mente all’universo nel suo intero? Sappiamo che lo spazio intorno a noi si sta espandendo a causa della materia oscura, una forma misteriosa di energia invisibile di cui non siamo ancora riusciti a trovare una spiegazione. Io penso che non si tratti semplicemente di una sostanza, ma per ora non saprei dire di più».
Alexander ha trovato un modo nuovo per analizzare i dati scientifici: «il suono è legato alla matematica ed è il metodo migliore. Come si genera il suono? Da una parte c’è lo strumento, dall’altra c’è la persona che lo utilizza, quindi saranno necessari un microfono e le onde radio. Io penso all’universo come se fosse un grande tamburo».

Genova, 1 novembre 2009

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