Festival della Scienza

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Sebastian Seung e la foresta del cervello

Sabato 24 ottobre Sebastian Seung, docente di Neuroscienza computazionale al Massachusetts Institute of Technology e presso l’Howard Hughes Medical Institute, ha spiegato al pubblico del Festival della Scienza, accorso numeroso nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, i misteri del cervello nella Lectio Magistralis intitolata La foresta del cervello: addomesticare la giungla della mente.

«Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura. Benvenuti nella foresta del cervello». Con queste parole, pronunciate in italiano, Seung ha dato inizio alla sua lezione sulla complessità del sistema nervoso dei mammiferi: per lungo tempo è stato impossibile comprenderne la struttura. «I neuroni assomigliano agli alberi. Nel cervello umano ce ne sono cento miliardi: una foresta intricata che noi neuroscienziati vogliamo addomesticare. Il cervello è una rete di neuroni, le cui connessioni sono dette sinapsi», ha spiegato Sebastian, figlio del famoso filosofo Thomas K. Seung. Le riflessioni del neuroscienziato sono spesso legate alla filosofia: «il nostro cervello è un puntino che galleggia nel vasto universo. Il suo studio è complicato, ma il cervello non è infinito. La tecnologia può renderne lo studio più semplice. Viste al microscopio, ad esempio, le sinapsi appaiono minuscole».

Oggi gli studiosi utilizzano una lama di diamante per tagliare il cervello in fette sottili: «è stato analizzato il cervello del verme C. elegans. Dopo dodici anni i neuroscienziati hanno trovato il suo connettoma, ovvero una mappa delle connessioni tra le aree cerebrali presenti nel cervello. Per ora non è possibile fare lo stesso con il cervello umano, ma sono ottimista: ce la faremo, anche se ci vorranno ancora decenni. La prima sfida è quella di analizzare piccoli pezzi di cervelli grandi.Tra i nostri obiettivi c’è anche quello di trovare il connettoma di animali più complessi del verme C. elegans, come il moscerino della frutta». Solo la tecnologia potrà rendere possibile questi studi: «la tecnologia, così come la fantascienza, è il motore che guida il nostro destino».

Trovare il connettoma umano significa rispondere alla domanda: chi sono io? «Io sono il mio connettoma, che determina la mia personalità. I miei ricordi sono immagazzinati nelle connessioni neurali, e non nel genoma». Per ora questo non può essere provato sperimentalmente: «la decodificazione della lingua dei ricordi è la sfida del futuro». Tra i problemi tecnologici ce n’è uno di grande fascino: «la ricerca dell’eterna giovinezza è un tema attraente. La morte è la distruzione del connettoma». Chi crede che un giorno sarà possibile tornare a vivere, fa congelare il proprio corpo dopo la morte. Abbiamo la certezza che questo non accadrà? «Si tratta semplicemente di una scommessa, e il jackpot è la vita eterna».

Genova, 24 ottobre 2009

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