Festival della Scienza

Contenuti del sito

Contenuto della pagina - Torna su


Loggiato San Bartolomeo

L’attuale Loggiato San Bartolomeo, in corso Vittorio Emanuele, a pochi metri dalla monumentale Porta Felice, era in origine parte integrante di un ospedale, edificato nella prima metà del XIV secolo, dalla confraternita di San Bartolomeo, al fine di assistere i malati incurabili.
L’ospedale, attiguo alla Chiesa di San Nicolò alla Kalsa, era collegato a questa da una porta attraverso la quale i cappellani si recavano a dare il conforto dei sacramenti agli infermi, giacché l’ospedale era uno dei più importanti della città, assieme all’ospedale “grande”, che aveva sede nell’antico Palazzo Sclafani.

Nel 1581, con l’apertura dell’ultimo tratto del Cassaro, detto Cassaro morto, voluta dal viceré Marcantonio Colonna, l’ospedale venne staccato dalla Chiesa di S.Nicolò alla Kalsa che venne privata di una delle torri campanarie proprio per consentire l’apertura della nuova arteria viaria.

Dalle fonti storiografiche ed iconografiche la configurazione attuale del Loggiato risale al 1608, anno in cui il viceré Giovanni Fernandez Paceco, Marchese di Vigliena patrocinò l’ampliamento del complesso, dotandolo di un grandioso cortile ed adornandone la facciata con elementi lapidei intagliati.

Il seicentesco monumento, innestato alla parte più antica dell’ospedale, forse per consentire agli ammalati di seguire le funzioni religiose e le processioni a Porta Felice, è l’unico elemento architettonico scampato ai disastri provocati dalla natura e dall’uomo.
Per ordine del Senato palermitano, nei primi del ‘700, il San Bartolomeo dovette cedere alcuni locali per allestire un ospedale militare principalmente destinato a curare i soldati e le prostitute dal “mal francese, ” il che comportò la necessità di costruire una sopraelevazione le cui strutture murarie, gravando su quelle sottostanti, provocarono l’indebolimento dei corpi sottomessi le cui volte fu necessario puntellare.
Dalla descrizione di Gaspare Palermo, nella sua “Guida istruttiva…. Della città di Palermo”, del 1816, si deduce che l’edificio era di notevoli dimensioni e “ragguardevole per la magnificenza delle fabbriche”.
Il terremoto del 1823 danneggiò l’antica chiesa di S.Nicolò, che venne demolita, mentre il contesto urbano mutò radicalmente con la costruzione, tra il 1859 e il 1861, della Piazza Santo Spirito al cui centro venne posta la celebre fontana del Cavallo Marino che Ignazio Marabitti (1719-1797) aveva scolpito per il giardino di Palazzo Ajutamicristo.
Nel 1826, per ordine di Francesco I, l’ospedale venne destinato a “Conservatorio per gli infanti esposti” subendo, di conseguenza, una trasformazione interna e il rifacimento della facciata sul Cassaro dove fu installata la “Ruota degli Esposti”. Il San Bartolomeo assunse quindi la denominazione di “Conservatorio di Santo Spirito”.
Nel 1907 parte dell’edificio fu adibito ad “Asilo degli emigranti” per ospitare la grande massa umana in attesa di emigrare in America.

In seguito ai bombardamenti del 9 maggio 1943 dell’antico ospedale rimase soltanto il seicentesco loggiato a due ordini, con prospetto sul Foro Italico, scandito da lesene che inquadrano, al primo ordine, archi a tutto sesto ed al secondo, archi dal profilo sinuoso: a coronamento una elegante balaustra traforata che ritaglia spicchi di cielo.

Il restauro promosso e finanziato dalla Provincia ha visto l’equipe formata dagli architetti. Maurizio Rotolo e Luigi Guzzo e dall’ing. Paolo Mattina confrontarsi in fase preliminare con l’esigenza di recuperare e valorizzare l’edificio senza turbarne l’armonia e la sua geometria originale.
Questa vera e propria sfida ha abbattuto le separazioni disciplinari ed ha dimostrato, ancora una volta, che quando si lavora in sinergia sostenuti dall’entusiasmo e dalla professionalità ogni traguardo diventa possibile.
L’idea vincente formulata dalla equipe è stata quella di ripristinare e valorizzare la profondità dell’edificio con la realizzazione di grandi vetrate trasparenti che fanno leggere l’interno come un suggestivo libro di memorie trasformando i locali interni in lunghe e luminose navate protese sul mare.
E’ stato così sancito un nuovo rapporto tra il monumento e lo stupendo contesto urbano circostante. Dalle vetrate e dalla sovrastante terrazza si gode una inusuale vista di Palermo: da un lato il porticciolo della Cala con le antiche tracce del porto arabo, dall’altro il Foro Umberto I e l’infinita distesa del mare, ed ancora la vista di Porta Felice e le attigue Mura delle Cattive e poi, in lontananza, le cupole delle antiche chiese fino a Porta Nuova.
Felicissima, infine, la destinazione del monumento a sede di eventi artistici di grande rilievo. Dal 1998, anno della riapertura al pubblico, si sono succedute mostre personali, antologiche e collettivo di primo piano. Solo per citare alcuni nomi: Tano Festa, Emilio Greco, Giacomo Manzù, Igor Mitoraj.
Così è, nella pittura e nella scultura contemporanea, che il San Bartolomeo ha trovato la sua vocazione più compiuta.