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Palazzo Chiaromonte "Steri"

« anno domini millesimo trecentesimo septuagesimo septimo indicione quendecima magnificus dominus manfridus de claramonte presens opus fieri mandavit feliciter. amen»  (epigrafe commissionata da Manfredi III Chiaramonte presente all'esterno del palazzo.)

La dimora fu costruita intorno al 1320 da Manfredi I Chiaramonte conte dell'immenso e potente feudo di Modica (detto " Regnum in Regno" per i suoi privilegi), alla cui committenza si deve il soffitto della Sala Magna.. Elegante e solenne il palazzo si ergeva come un volume nitido e chiuso, sulla parte più elevata del vasto pianoro prossimo al mare ed allora libero da costruzioni.
Di impianto quadrato l'edificio è incentrato attorno ad un raccolto cortile. Distribuito su due soli piani vi fu aggiunto nella seconda metà del 1300 un terzo livello e proseguita la scala del lato occidentale. Sopra l'alto basamento chiuso e lavorato a bugne si svolge la decorazione delle finestre del primo piano che forma una larga fascia ritmata. Tutti i piani prendono luce dalle bifore poste sui prospetti, tranne il salone settentrionale che presenta sue serie di eleganti trifore sui due lati lunghi e si affaccia sulla corte interna. Le aperture sono impostate su esili colonnine, di cui alcune tortili, e concluse da archetti decorati da fasce bicrome o da ghiere a bastoni disposti a zig-zag. Nelle trifore, tre decorazioni circolari inserite nella lunetta, formano un'ulteriore motivo decorativo.
Una fascia a movenze floreali corre sull'imposta degli archi ed unifica le varie aperture. Altre fasce orizzontali ornano il bordo inferiore delle stesse e separano idealmente i vari piani dell'edificio. Le finestre del secondo piano sono più semplici ed hanno minore cura del dettaglio. Agli angoli dei prospetti sono poste colonne inalveolate. L'ingresso principale è sul fianco laterale nel prospetto meridionale in posizione decentrata, elegantemente definito da una semplice doppia ghiera di conci, formanti arco ogivale.
Con l'arrivo dei re aragonesi nel 1392 si concluse tragicamente la vicenda politica dei Chiaramonte: Andrea, l'ultimo signore, venne decapitato davanti alla sua principesca dimora il primo giugno di quell'anno.
Dopo la confisca dei beni della famiglia lo Steri divenne residenza dei vicerè fino alla prima metà del XVI secolo; nel corso di quel secolo fu aggiunta una scala esterna per consentire l'accesso diretto alla sala del primo piano. Nel 1517 il piano terreno e gli ammezzati, costruiti appositamente, divennero uffici della dogana. Il complesso dello Steri fu poi sede del tribunale della Santa Inquisizione dal 1601 al 1782, anno in cui fu definitivamente abolito: nel 1623 fu aggiunto un nuovo corpo di fabbrica, detto Carceri della Penitenza, per custordire i prigionieri della Inquisizione, già in parte "ospitati" in prigioni ricavate all'interno del Palazzo: tra queste le temutissime "Filippine" disposte da Filippo III.
Tra il XVIII ed il XX secolo il complesso ha ospitato, oltre gli Uffici della Dogana, un rifugio per i poveri, l'Impresa del Lotto e gli Uffici Giudiziari.
Nel corso del '700 furono eseguiti dei restauri, diretti da Giacomo Amato, ed in questa occasione venne scoperto il portale su Piazza Marina.
Quando nel 1799 vi vennero nuovamente trasferiti gli uffici dei Tribunali, questi occuparono tutti gli edifici che gravitano sul cortile esterno.

Il complesso è passato nel 1958 alla Regione Siciliana e poi all'Università degli Studi di Palermo che ha destinato Palazzo Steri a sede del Rettorato. In seguito è stato intrapreso il necessario restauro. Nel 1972 è stato completato quello dello Steri; intorno al 1980 quello relativo al Palazzetto Abatellis dove sono oggi alloggiati alcuni uffici, mentre si sta provvedendo al restauro delle costruzioni antistanti.
Dal vano d'ingresso si accede al cortile porticato in due ordini: il primo massiccio, il secondo più aureo.
Alcune grandi sale al piano terra sono utilizzate per esposizioni temporanee. Ai piani superiori si trovano, sul versante settentrionale, due grandi sale (una per piano): al primo piano l'Aula Magna (o Sala dei Baroni), oggi aula di rappresentanza del Rettore ornato da un prezioso soffitto ligneo a grandi travature, dipinto nel 1377 dai pittori Dareneu di Palermo, Cecco di Naro e Simone da Corleone. I dipinti rappresentano una sequenza di scene che hanno come riferimento le avventure cavalleresche ed i cicli dei romanzi cortesi. Figure in azione, dame e cavalieri, scene di battaglie e città medievali si susseguono senza soluzione di continuità.La decorazione pittorica del soffitto dello Steri si inserisce nella tradizione della pittura su legno: pur se eseguita da maestri dell'arte popolare, esprime la raffinatezza di una classe emergente e laica ed è ritenuta uno dei capolavori della pittura medievale.
La sala del secondo piano è la Sala delle Capriate utilizzata per conferenze ed importanti avvenimenti culturali.